Di recente Giancarlo Dall’Ara, presidente dell’Associazione Alberghi Diffusi d’Italia, ha citato alcune parole di Giorgio Armani in un suo tweet: “Penso che siamo all’anno zero del #turismo: l’anno del cambiamento nel quale dobbiamo ripensare alcuni capitoli fondamentali come l’aumento della qualità di strutture e servizi“[1].
È una tematica che abbiamo trattato in uno dei nostri articoli precedenti (Hospitality: verso un futuro innovativo ed ecosostenibile) in cui ci siamo focalizzati in particolare su tre parole chiave: qualità, sostenibilità e formazione professionale. Questi tre principi vengono incorporati all’interno del concetto di albergo diffuso. Vediamo perché.
Che cosa si intende per albergo diffuso e com’è nato[2]?
L’idea iniziale ha avuto origine in Carnia, territorio appartenente alla regione del Friuli-Venezia Giulia, a seguito del terremoto del 6 maggio 1976 che distrusse l’intera zona. Dal momento che molti cittadini abbandonarono le città colpite dal terremoto, si creò una necessità di valorizzare a fini turistici case e borghi disabitati.
Nel 1982, Giancarlo Dall’Ara, esperto di marketing del turismo, venne chiamato per una consulenza e iniziò a ideare una forma di albergo diffuso, metodo sostenibile e ben organizzato per salvare e valorizzare questi luoghi attraverso il turismo.
Il termine “diffuso” riassume sostanzialmente tre significati:
- Modello di sviluppo turistico orizzontale e sostenibile nel territorio che non crea un impatto ambientale negativo. Per creare un albergo diffuso, infatti, non è necessario costruire niente: si recupera e si ristruttura quello che esiste già, come edifici vuoti, case abbandonate, centri storici disabitati.
- Valorizzazione delle risorse territoriali, stimolando iniziative e coinvolgendo i produttori locali, considerati come una componente chiave dell’offerta.
- Soggiorno caratterizzato da uno stile di vita autentico dei piccoli borghi paesani, affiancato da tutti i servizi alberghieri, come l’accoglienza, la ristorazione, spazi e sevizi comuni per gli ospiti. Questi ultimi alloggiano in case con camere e, in alcuni casi, fornite di cucina attrezzata, che distano non più di 200 metri dal centro dell’albergo diffuso a cui fanno capo. Qui sono situati la reception, gli ambienti comuni e una zona di ristoro legata al territorio. La hall è spesso una piazzetta o un vicolo.
Sulla base di queste peculiarità, lo scorso gennaio l’albergo diffuso è stato celebrato dal CNN come soluzione d’hôtellerie perfetta per il periodo post-covid[3]. Infatti, oltre a generare un notevole indotto economico, è fortemente destagionalizzato e contribuisce a evitare lo spopolamento di questi borghi che non rappresentano destinazioni di massa ma nuove forme di turismo responsabile.
Il successo di questo progetto si basa su una perfetta sinergia tra il territorio e i residenti. A differenza di altre realtà, in cui il residente non si sente coinvolto nel turismo, l’albergo diffuso non può esistere senza il coinvolgimento della popolazione. Considerando che uno degli obiettivi è la promozione del territorio, chi meglio di un abitante del luogo può conoscere e amare la propria terra?
In un albergo diffuso non si vendono camere, ma lo stile di vita di un paese, dove il turista può sentirsi un “residente temporaneo”. Le persone sono l’elemento chiave e sono le prime a dover mettere in gioco le proprie abilità e conoscenze, collaborando con gli stakeholders[4], grazie anche a una mirata formazione professionale. Al fine di ottenere un’efficiente organizzazione territoriale, che soddisfi le esigenze dei turisti e della comunità esistente, è determinante essere motivati, proattivi e sensibili all’ambiente.
In questo modo l’albergo diffuso rappresenta la formula ideale per un turismo di qualità, sostenibile e di valore sia per il turista che per il territorio.
Francesca Capece
Content Editor
Hospite – The Italian Hospitality Academy
[1] https://t.co/5V0UHi3GHO” / Twitter
[2] http://www.albergodiffuso.com/
[3] https://edition.cnn.com/travel/article/italy-covid-hotel-albergo-diffuso/index.html
[4] Tutti i soggetti, individui od organizzazioni, attivamente coinvolti in un’iniziativa economica (progetto, azienda), il cui interesse è negativamente o positivamente influenzato dal risultato dell’esecuzione o dall’andamento dell’iniziativa (treccani.it)