PM:
Grazie per questa domanda Stefano, approfondimento molto interessante. Chi lavorava qui da tanti anni (alcune persone sono qui da 30 anni) percepivano il posto di lavoro in modo tradizionale, ovvero che il lavoro è dignità, il lavoro è vita; perciò, noi non vedevamo l’ora di tornare al lavoro perché per noi il lavoro era una parte fondamentale della nostra quotidianità. Sotto questo punto di vista ho trovato delle persone all’inizio un po’ frastornate perché siamo passati da lavorare con grande energia, a stare completamente fermi a casa, per poi ripartire a mille.
All’inizio non è stato semplice, ma a poco a poco ci siamo rimessi in carreggiata. Fortunatamente le persone che hanno deciso di lasciare il settore sono state solo tre, dovevamo quindi trovare altre persone per sostituirle ed è stato comunque molto impegnativo.
La pandemia ha fatto capire alle persone che si può avere una vita al di fuori del lavoro; hanno riscoperto le gioie della famiglia, il piacere di prendersi del tempo per sé, per le proprie passioni. Avendo scoperto che esiste un altro equilibrio di vita, le persone ora sono disposte a vivere anche con molti soldi di meno e vivere esperienze di qualità. Nel dettaglio, abbiamo fatto un’analisi per osservare le priorità dei collaboratori ed è risultato che i tre aspetti fondamentali non sono più “prestigio”, “stipendio”, etc., sono: “location del posto di lavoro”, “orario di lavoro”, e poi il “salario”. Quello che possiamo vedere da questi dati è che le persone sono più focalizzate sulla qualità della vita. Sta a noi professionisti organizzare al meglio il lavoro delle persone. In struttura abbiamo riscontrato alcune difficoltà legate al fatto che tutti vorrebbero lavorare al massimo fino alle 18:00. Perciò quando dobbiamo inserire determinate figure, alle colazioni per esempio, che a mezzogiorno finiscono il loro turno, le trovo senza problemi. Dall’altro lato, se devo trovare personale per i turni serali, ho delle difficoltà, facciamo grande fatica. Questa riflessione si riflette sul numero di candidature che riceviamo.
Se pubblichiamo tre annunci per tre posizioni (reception, colazioni e ristorante), la quantità di curriculum che riceviamo è nell’ordine: per la reception riceviamo molte candidature, per le colazioni ne riceviamo abbastanza e per il ristorante una o due. In tutto ciò di realmente skillato/a, qualificato/a e valid/a sono, se va bene un 10%. Per quello che riguarda il cliente invece, direi che non è cambiato più di tanto. Gli ospiti viaggiano più di prima, spendono più di prima, hanno cambiato il loro comportamento di prenotazione, per esempio i clienti oltre oceano prenotavano con un anticipo di 120-180 giorni, adesso prenotano anche una settimana prima, cosa che prima era inesistente. Storicamente a Venezia non avevamo picchi di prenotazione last minute, come capita negli hotel business di Milano, ma ora sta succedendo anche qui e questo ha delle conseguenze anche nella gestione delle risorse umane.