Si stima che entro il 2025, il 10,5% dei posti di lavoro nel mondo saranno riscontrabili nei settori dell’ospitalità e del turismo. A questo numero molto significativo elaborato da Glion Education, va aggiunto che la previsione del contributo di questa industria all’economia mondiale (in termini di PIL) sarà di 11,3 trilioni di dollari. Date queste statistiche recenti, nascono molte riflessioni importanti che devono essere fatte per avvicinarsi in modo sano ed ecologico a questo futuro ipotetico, tutelando in primis tutte le persone che scelgono e sceglieranno di dedicare la loro vita professionale a questa industria.
Un aspetto cruciale che farà la differenza tra le strutture che raggiungeranno i propri obiettivi e diverranno un polo d’attrazione di talenti e quelle che invece avanzeranno molto lentamente, è e sarà sicuramente la formazione. L’87% dei millennial afferma che la formazione è fondamentale per rimanere in un posto di lavoro (Gallup) e coloro che sentono di trovarsi in un’ottima struttura hanno 25 volte più probabilità di pianificare un futuro a lungo termine in quel luogo piuttosto che in altri. Inoltre il 40% dei dipendenti che affermano di non ricevere una buona formazione lasciano la propria posizione entro il primo anno (GO2HR).
Quale può essere quindi una “buona formazione”? Cosa può fare una struttura per far si che i propri talenti sentano di crescere e di migliorare in un contesto stimolante e gratificante?
Le classiche aule frontali e teoriche con qualche simulazione sporadica stanno lasciando lo spazio ad altro. C’è necessità di modalità più concrete e realistiche che permettano di percepire l’efficacia del processo formativo. La novità e la risposta si possono trovare in alcune pratiche già conosciute ma spesso utilizzate non correttamente e da persone non competenti: stiamo parlando del coaching on the job.
Quali sono i vantaggi di questo tipo di formazione? La risposta si può riassumere in tre punti fondamentali:
- Il personale rimane operativo (lo staff continua la sua normale attività lavorativa, mentre il professionista, o il manager adeguatamente formato, identifica le aree di forza e di miglioramento dei collaboratori);
- Si lavora su casi e situazioni reali e concrete (spesso durante le simulazioni in aula lo staff non riesce a essere fluido e naturale lamentando la “finzione della situazione”, cosa che non accade direttamente sul campo di lavoro);
- Il feedback viene fornito istantaneamente (dopo qualche osservazione significativa con ospiti reali il collaboratore viene preso in disparte per qualche minuto e riceve un feedback in tempo reale, pratica e aspetto fondamentali per la crescita e il miglioramento).
In conclusione, grazie alle statistiche presentate e ai vantaggi identificati per il coaching on the job, appare lampante quanto ricercare modalità nuove e dedicare attenzione alle persone sia e sarà la chiave del successo per molte strutture, aspetti che porteranno di conseguenza ad avere ospiti più soddisfatti e guadagni più consistenti.
Buon lavoro,
il Team di Hospite